Come si trovano nuove soluzioni, con il coaching?
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Come si trovano nuove soluzioni, con il coaching?

Come trovare nuove soluzioni ai propri problemi, o a specifiche esigenze, con il coaching, sembra impossibile. All’inizio si è portati a pensare: io non ho soluzioni e vorrei che qualcuno me le suggerisse, ma il coach non suggerisce, pone domande, quindi?

Siamo abituati a ricevere consigli, lo so, e sembra strano affidarsi a qualcuno che non ce ne dà. Peraltro, il coach non ci offre neppure spiegazioni, come farebbe, invece, un terapeuta. Ma la forza del coaching è proprio qui.

Come ho già detto, il coach è pienamente convinto che ciascuno abbia in sé già tutte le risposte di cui ha bisogno, deve solo prenderne coscienza. Se il coach offrisse delle soluzioni, sarebbero delle sue soluzioni. E chi ci assicura che andrebbero bene anche al cliente?

Per questo è importante che il cliente trovi le sue, di risposte e soluzioni.

E questo è possibile attraverso un percorso di consapevolezza. Un percorso che, nonostante sembri strano, si sviluppa principalmente proprio attraverso le domande del coach. Domande “potenti”, come ho già detto, domande che portano la mente del cliente verso nuovi orizzonti. Ecco perché il coach deve essere abile nel comprendere le preoccupazioni del cliente e nel discernere tra ciò che sono i fatti e ciò che sono solamente opinioni, convinzioni limitanti.

Ogni domanda del coach ha lo scopo di portare il cliente un passo avanti nel percorso che ha definito. Esplorare i dubbi, le convinzioni, ciò che è stato già fatto, i punti di forza e le aree di crescita è il metodo per condurre il cliente verso un percorso virtuoso.

Il cliente affronta, dunque, un percorso che, poi, porterà ad azioni concrete. Azioni che il cliente sceglierà, sulle quali ragionerà e che valuterà attentamente nella sessione, grazie al lavoro del coach, ma che metterà in atto solo successivamente, nella vita di tutti i giorni.

È dopo la fine della sessione, infatti, che il coaching mostra i suoi effetti, il suo vero potenziale. È in quel momento che i progetti iniziano a prendere vita, che il cliente si avvicina sempre più al suo obiettivo attraverso azioni concrete. Può accadere anche che l’unica azione che il cliente metta in atto sia il ragionamento, la presa di coscienza. Va bene lo stesso, va molto bene!

Questo lavoro di crescita si sviluppa attraverso tutto il percorso di coaching. Per questo motivo è compito del coach pianificare il cammino e modificarlo di volta in volta, se serve, a seconda dell’andamento del cliente. Se è corretto che un coach stabilisca con il cliente un percorso che prenda in considerazione obiettivi ben definiti, che li renda misurabili e realizzabili in tempi precisi, è altrettanto indispensabile che il coach sia flessibile e adatti il percorso alla crescita del cliente.

Quando un cliente si presenta per una nuova sessione, infatti, è certo che non sarà più la stessa persona che ha salutato il coach nella sessione precedente. Nel frattempo ha ragionato, agito, sarà cresciuto e cambiato. Non è assurdo, né raro, infatti, che il cliente modifichi i suoi passi, in corso d’opera, o che cambi direzione.

Il compito del coach, dunque, è quello di verificare questi cambiamenti e seguire il cliente sul nuovo percorso che ha deciso di calcare, di assecondare e valorizzare i suoi cambiamenti.

Il coach deve sì verificare lo stato di avanzamento degli impegni presi dal cliente nella sessione precedente, ma deve anche mantenere l’attenzione su ciò che il cliente ritiene più importante in quel nuovo momento e deve lasciarlo libero di seguire la sua strada (che può essere uguale o diversa dalla precedente).

Mi spiego con un esempio: se nella sessione 1 il cliente decide di prestare maggiore ascolto alle parole di sua moglie, per migliorare la loro comunicazione in casa, può accadere che, nella sessione 2, magari dopo un paio di settimane, torni e dica che non ha prestato maggiore ascolto alle parole della moglie, ma ha deciso di organizzare periodiche riunioni di famiglia per condividere gioie e preoccupazioni, perché ha visto che rende meglio.

Che c’è di male? È la soluzione che ha scelto per sé, ottimo!

Il coach non deve rimproverargli di non aver seguito il percorso stabilito, o di non aver “fatto i compiti a casa”, tutt’altro: il coach deve seguirlo sul nuovo percorso per aiutarlo in quel senso. La responsabilità di ogni azione è solo del cliente, ed è giusto che sia così. Il coach deve restare sempre focalizzato su ciò che è più importante per il cliente. È sempre lui il fulcro di tutto.

Ecco come si trovano nuove soluzioni, con il coaching. Ora non sembra più tanto assurdo, dico bene? 😉

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