Come motivare un atleta (e non solo)
Capire come motivare un atleta, un operaio, un impiegato, un manager o una qualsiasi persona è fondamentale, per mantenere alti i livelli di performance, con benefici per il singolo e per tutto il gruppo di lavoro. Vediamo, allora, come fare.
Come motivare un atleta: lo SCARF model
Noi esseri umani siamo programmati per minimizzare i rischi e massimizzare i risultati, per evitare le minacce e ricevere premi. Questo è un punto fondamentale, per comprendere quello che il Dr. David Rock, nel 2008, ha chiamato SCARF Model, un modello motivazionale basato sulle moderne scoperte delle neuroscienze.
Lo SCARF Model si basa sui 5 stimoli che creano questo acronimo, in inglese:
- Status
- Certainty (Certezza)
- Autonomy (Autonomia)
- Relatedness (Relazionalità)
- Fairness (Equità)
Parlando di status, intendiamo una sorta di gerarchia che ciascuno di noi crea nella sua mente, quando si relaziona agli altri. Non vuol dire per forza gerarchia aziendale, o all’interno di un team sportivo. Può voler dire anche “io sto meglio di Tizio”, “sono più sereno di Caio” e così via.
Quando ci compariamo ad altri e ci sentiamo in qualche modo inferiori, scatta il meccanismo dell’evitamento della minaccia e, di conseguenza, il meccanismo dello stress. Così, quando comunichiamo siamo sulla difensiva, ci chiudiamo e manteniamo la nostra posizione e la comunicazione diventa una sorta di battaglia.
La risposta di stress parte anche se gli ambienti in cui lavoriamo o viviamo, oppure le attività e il nostro futuro, sono incerti. Cerchiamo certezza e, se non la otteniamo, perdiamo anche la capacità di ragionare e prendere decisioni bilanciate e razionali.
Lo stesso vale per la percezione di autonomia, ovvero il controllo che la persona sente di avere sulla situazione. Situazioni percepite come “fuori controllo” sono vissute come minacce.
La relazionalità, invece, riguarda la nostra natura di animali sociali, la nostra sensazione di connessione con gli altri e la reciproca fiducia. Creare fiducia in un team sportivo o in un gruppo di lavoro, dunque, è importantissimo, per motivare e fare sempre meglio.
Fondamentale, infine, è l’equità. Quando si pensa che qualcosa sia iniquo (magari l’atteggiamento dell’allenatore o di un dirigente), ci si mette sulla difensiva, intaccando la collaborazione e la fiducia.
Come motivare un atleta: tecniche e strategie
Se sei un allenatore o un dirigente sportivo, dunque, cosa puoi fare per motivare un atleta del tuo team?
Facciamo chiaramente riferimento a quanto detto su, allo SCARF Model.
Per prima cosa, fai in modo che tutti gli atleti si sentano sullo stesso livello. Quindi, parliamo di status. Se un atleta inizia a sentirsi inferiore a un altro, l’equilibrio si rompe.
Questo può accadere per vari motivi. L’allenatore o il dirigente, anche involontariamente, può creare disparità di livello, nel team, e deve prestare molta attenzione affinché questo non accada. Ma anche i rapporti tra atleti della stessa squadra (senza interventi esterni) possono generare naturali squilibri.
L’allenatore e il dirigente hanno il delicato compito di intervenire per tempo e ristabilire l’equilibrio di Status, se questo accade. Ecco perché, spesso, le sessioni di mental coaching vengono svolte proprio con queste figure professionali, prima ancora che con i singoli atleti.
Attenzione, perché l’equilibrio di status può incrinarsi anche se un atleta si sente superiore ad altri e non per forza inferiore. Il perché è chiaro: in un team le relazioni sono interdipendenti.
Mister e dirigente, poi, hanno il compito di mantenere certezze sul futuro del team e dei singoli atleti. Far presagire incertezze sui ruoli, sul mercato o sull’andamento della Società può generare ansie e paure che portano a demotivazione o rabbia, e fanno perdere la lucidità di pensiero.
Questo punto è strettamente legato a quello dell’autonomia.
Gli atleti devono sentirsi padroni del loro destino e delle loro azioni. Intervenire in maniera troppo decisa su ciò che possono o non possono fare riduce la loro autostima e la loro motivazione. Qui il compito di mister e dirigente è ancora più delicato, perché ci si muove tra il ruolo di autorità e un confine da non superare. Ecco perché proprio in questo àmbito, spesso, nascono dissapori e problemi, anche seri. Gli atleti devono mantenere la sensazione di controllo, su loro stessi, le loro vite e il loro futuro.
Poi passiamo ai punti delle relazioni e dell’equità. Anche questi sono legati tra loro.
Bisogna fare in modo che il team resti unito, che ogni atleta sappia di poter contare sul supporto e sulla fiducia degli altri compagni di squadra, dell’allenatore e della dirigenza. Bisogna pensare alla Società come a un organismo inscindibile, dove ogni organo è da considerare davvero come un organo, non solo di nome. Potremmo mai immaginare i polmoni scissi dal cervello, o l’intestino dallo stomaco?
Se uno di questi organi si “ammala”, ne risente tutto l’organismo. Attenzione!
Come motivare un atleta: conclusioni
Come hai visto, lo SCARF Model ci dà una serie di strategie da applicare subito, ma è necessaria attenzione, delicatezza e una seria riflessione.
Ogni membro del team ha un ruolo di forte responsabilità e questo deve essere percepito. Ma non come peso, piuttosto come punto di orgoglio e fierezza. Tutti dipendono da tutti, è bellissimo.
Lo SCARF Model è uno dei metodi che io utilizzo nel mio quotidiano lavoro di mental coach con atleti e team, e le caratteristiche oggetto di questo articolo sono ciò che fa la differenza tra un team professionale e un team amatoriale. Se non vengono applicate, non si passerà mai di livello, non si diventerà mai dei professionisti.
Quindi, mai lasciarsi sopraffare dalla voglia di mantenere lo status quo, mai dire “ha sempre funzionato così, lasciamo tutto com’è”. E mai farsi prendere da pensieri del tipo “ho altro a cui pensare, poi vedremo”, perché quel “poi” potrebbe rappresentare già un ritardo sul precipitare degli eventi.
Aggiungi il tuo commento